Una emergenza del Moderno

09 Marzo 2012

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Malgrado lunghi anni d'oblio, Villa Muggia a lmola continua a emanare il suo fascino di architettura misteriosa. Fascino che le deriva non solo dal mirabile innesto di volumi puri su un preesistente corpo settecentesco, ma anche da un destino che le ha consentito solo pochi anni di vero splendore; poi la guerra, gli anni dell'occupazione militare come sede di un comando dell'esercito tedesco ed infine la bomba che ha centrato il grande salone, “cuore” di tutto l'edificio. Da allora la villa realizzata da Piero Bottoni e Mario Pucci ha smesso di stupire, di incantare per la sua bellezza che non aveva paragoni tra le ville moderne di quel periodo.

Ciò che resta di Villa Muggia si sta consumando lentamente con quel suo ventre squarciato, rudere reso tragicamente silente dall'incuria e dalla violenza di chi ancora oggi infierisce su ciò che resta. Il parco della villa è ormai irrimediabilmente perso, ma dal 1979, l'intera area su cui è ubicata la villa è definita nelle tavole di P.R.G. di Imola come "zona a parco privato" che ne vincola le alberature, preservando l'intera area da speculazioni edilizie.

Decine di appelli, pubblicati su riviste internazionali di architettura e design, l'hanno fatta oggetto dell'azione di sensibilizzazione, volta alla tutela e al recupero.

Nel 1990, in concomitanza con la mostra milanese sull'opera di Piero Bottoni realizzata dall'Archivio Piero Bottoni del Politecnico di Milano, si è risvegliata una certa attenzione sulla villa e successivamente, nel 1993 alla conferenza internazionale del DO.CO.MO.MO. INTERNATIONAL a Eindhoven (Olanda), la necessità di salvare questo capolavoro del Moderno veniva posta all'attenzione internazionale sottolineando con preoccupazione il precario stato conservativo dell'edificio.

Dal 1994 anche questo "gioiello" del razionalismo italiano gode di vincolo storico-architettonico, dopo che l'Ordine degli Architetti della Provincia di Bologna, organizzò una raccolta di firme in favore della sua tutela. La naturale continuazione di questa azione fu l'emanazione da parte del Ministero dei beni culturali e ambientali del vincolo relativamente all'edificio della villa e alle pertinenze della vecchia proprietà dei Muggia.

Da allora è però sceso nuovamente il silenzio.

La villa e l'intero complesso continua però a essere meta ideale di studenti e ricercatori, segno che per il mondo scientifico Villa Muggia rimane un problema insoluto, oltre che un caso-studio da approfondire. Grazie al persistere di questo interesse, conosciamo molto della tecnica costruttiva, della metodologia con cui è stata realizzata: un vasto patrimonio di conoscenze prezioso per qualsiasi ipotesi di recupero ma anche per comprendere quanto tempo ancora la struttura potrà resistere alla nostra indifferenza.

Villa Muggia può e deve entrare in quella rosa di “eccellenze” di cui la città di Imola va orgogliosamente fiera. L'accostamento con gli altri simboli del panorama locale che proiettano il nome della città di Imola a livello internazionale – l'Autodromo Internazionale “Enzo e Dino Ferrari”, l'Accademia Pianistica Internazionale "Incontri col Maestro", il Ristorante San Domenico e, ultimo, solo temporalmente, il Montecatone Rehabilitation Institute S.p. A. - non è azzardato.

Per la sua originalità e peculiarità, il recupero della villa valorizzerebbe ulteriormente il territorio e lo specifico caso-studio di grande interesse nel panorama ancora giovane del recupero del moderno a livello internazionale. Vorremmo che questa emergenza architettonica potesse entrare nell'agenda delle forze economiche e delle pubbliche amministrazioni a ogni livello per far sì che dalla sinergia possa nascere una nuova stagione per la villa di Belpoggio. Il rischio è la perdita di un manufatto architettonico che l'Europa ci invidia: la definitiva scomparsa di un patrimonio che ha già catalizzato interessanti studi e che potrà stimolare altre ricerche, soprattutto sul versante progettuale e realizzativo.

© Segni del Moderno